Pehrsson P.R., Roseland J.M., Patterson K.Y., Phillips K.M., Spungen J.H., Andrews K.W., Gusev P.A., Gahche J.J., Haggans C.J., Merkel J.M., Ershow A.G.

Iodine in foods and dietary supplements: A collaborative database developed by NIH, FDA and USDA 

Journal of Food Composition and Analysis, 2022, 104369; doi: 10.1016/j.jfca.2021.104369

Lo iodio è un microelemento essenziale per l’essere umano, in quanto costituente di ormoni tiroidei che regolano importanti reazioni biochimiche e contribuiscono in maniera determinante allo sviluppo fisico e neurologico di feti, neonati e bambini. Lo iodio viene acquisito attraverso l’alimentazione. Gli alimenti che soddisfano più facilmente il fabbisogno in iodio sono pesce, alghe, latticini e uova, in quanto ricchi dell’elemento. Inoltre, alimenti fortificati con iodio sono considerati un importante supplemento (ad esempio, il sale iodato). Tuttavia, anche gli ortaggi fertilizzati con iodio possono costituire un’importante fonte del minerale per la salute umana, assieme a molti altri composti nutrizionali.

Malgrado la presenza di iodio in molte classi di alimenti, la sua assunzione è spesso carente in molte aree del mondo, sia povere che ricche. L’insufficiente livello dell’elemento nel corpo umano causa disordini, particolarmente dannosi in donne incinte, neonati e bambini.

L’apporto dietetico quotidiano consigliato per lo iodio secondo l’Istituto di Medicina (IOM) è 90 μg per bambini di età 1–8 anni, 120 μg per l’età 9–13, 150 μg per uomini e donne dai 14 anni in su, 220 μg per donne incinte e 290 μg per donne in allattamento. Il livello giornaliero massimo tollerabile per persone con più di 18 anni è di 1100 μg.

Pur essendo disponibili dati sul contenuto di iodio in molti alimenti e sull’incidenza di carenza di iodio in diverse fasce della popolazione, ulteriori approfondimenti sulla dieta e sugli alimenti, così come l’arricchimento dei database esistenti, sono necessari per contrastare i disordini causati dalla carenza di iodio. Con questo fine, lo studio proposto ha innanzitutto sintetizzato le informazioni disponibili in fonti ufficiali degli Stati Uniti (USA) e ha analizzato il contenuto in iodio dei principali alimenti consumati negli USA; successivamente ha stimato l’acquisizione di iodio da parte della popolazione statunitense, con conseguente individuazione delle fasce a rischio o che presentano carenze.

Gli alimenti analizzati sono stati principalmente prodotti lattiero-caseari, uova, pesce, pane e altri prodotti da forno, sale da tavola e vari piatti misti e preparati in casa, per un totale di 422 alimenti. I campioni per ciascuna categoria alimentare sono stati raccolti in sei differenti regioni degli USA e in differenti stagioni; la composizione è stata determinata per mezzo di spettrometria di massa a plasma accoppiato induttivamente (ICP-MS) e i valori sono stati confrontati con materiali standard certificati. Le informazioni ottenute collegando la composizione in iodio del cibo con dati relativi alla dieta della popolazione sono state organizzate in un database.

Dai dati sugli alimenti, sono emersi diversi livelli di contenuto in iodio (tra i più ricchi i prodotti già citati) e anche una variabilità estesa all’interno di ciascun gruppo. Ad esempio, i frutti di mare e il pane sono risultati tra i più ricchi, ma il contenuto in iodio è molto variabile in base alla specie e ai condizionatori per l’impasto, rispettivamente. Per i dettagli, si rinvia a tabelle, grafici e link contenuti nell’articolo scientifico.

HTLM: https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S088915752100569X?via%3Dihub